La cremazione è un antico rito di cui abbiamo però memoria, e già prevaleva nel periodo arcaico secolo VIII-VII a.C. Nella Grecia antica si attribuisce l’origine della cremazione dei cadaveri a Ercole, quando fu costretto a cremare il cadavere del suo giovane amico Argeo per poter facilmente trasportarne le ceneri a suo padre. Ma sembra che sia stata spesso praticata nell’Ellade antica e nelle sue antiche colonie: Lidia, Caria, Jonia, Misia, Licia Magna Grecia, quantunque rimanesse tipica l’inumazione, come lo fu altresì per la civiltà micena. Nei tempi del grande poeta Omero, coesistevano i due modi di sepoltura: inumazione e cremazione. E sembra che la cremazione dei cadaveri sia stata introdotta mentre si continuava ancora a inumare. La cremazione era di solito riservata agli eroi, ai cittadini importanti e alle persone che meritavano riconoscenza dalla Patria e le loro ceneri conservate in urne d’oro, d’argento, di bronzo o di pietra finemente lavorata erano depositate nel tempio di Apollo ai piedi della statua.
Le scoperte archeologiche testimoniano a favore della cremazione, anche praticata nei secoli IX-VIII a.C. Diversamente, nei secoli V e VI prevalse nuovamente l’inumazione.
I Greci passano la loro eredità ai Romani che introducono nel proprio diritto l’istituto sociale della sepoltura, disponendo le due possibilità: inumazione e cremazione.
L’atteggiamento dei Romani dinanzi alla morte fu fortemente influenzato, come in altri campi, dalla ricca cultura, letteratura, filosofia ellenica sin dall’età arcaica. Il grande processo evolutivo nella civiltà romana fu dunque conseguenza dei profondi mutamenti avvenuti nella cultura e società greca.
In epoca moderna la prima cremazione ad essere riconosciuta in Italia risale al luglio 1822 quando sulla spiaggia di Viareggio, su una pira cosparsa di balsami, venne bruciata, per volontà del suo amico George Gordon Byron, poeta e politico inglese, la salma del collega Percy Bysshe Shelley, uno dei più grandi poeti romantici inglesi, annegato nel golfo di Lerici a causa del naufragio della goletta che da Livorno lo trasportava in quella città. Nel 1874 l’industriale milanese Alberto Keller volle per sé la costruzione di un tempio crematorio inaugurato per lui nel febbraio 1876. In quello stesso anno nacque a Milano una Società per la cremazione, e sei anni dopo è la volta di Pisa. In quel periodo la Chiesa cattolica, vedendo nella pratica una matrice socialista e massonica, si oppose al punto che il Sant’Uffizio, ancora nel 1886, negava la messa da requiem a chi avesse ordinato la cremazione della propria salma. Questo divieto canonico è definitivamente poi caduto nel 1964 (cfr. bolla Papale Paolo VI). Le cremazioni da noi sono oggi in continuo aumento adeguandosi l’Italia, almeno in questo, ai restanti paesi europei. L’obiezione di tipo religioso contro cremazione e dispersione delle ceneri era anche motivata dalla “resurrezione dei morti” il giorno del finale Giudizio. Il divieto cadde considerando che per l’onnipotenza divina rimettere insieme un po’ di cenere o un po’ di polvere non avrebbe poi fatto grande differenza. Nel 1968, con il decreto “Ordo Exsequiarum”, la S. Congregazione per il Culto Divino stabilì definitivamente la concessione del rito e delle esequie cristiane a coloro che avessero scelto la cremazione, pur riconfermando il rispetto per il patrimonio del passato a proposito della sepoltura dei cadaveri. Come espresso da un discorso di Papa Paolo VI, pronunciato il 14 ottobre dello stesso anno: “Dovrà dirsi saggia riforma quella che sarà in grado di armonizzare convenientemente il vecchio col nuovo.”
Dopo secoli di dibattiti teologi, oggigiorno non vi sono più pregiudizi religiosi sulla cremazione, è stato da più parti evidenziato come non contrasti con il convincimento dell’immortalità dell’anima, né con la concezione della sacralità del corpo umano, né con la dottrina cristiana della resurrezione.
La celebrazione dei riti funebri può ormai avvenire anche all’interno dello stesso Tempio Crematorio.
Anche la Chiesa Valdese, come pure le altre Chiese cristiane evangeliche, sono sempre state favorevoli alla cremazione.
Di contro una posizione molto radicale di avversità alla cremazione da parte di alcuni ministri della fede cristiana, lede gravemente la libertà inviolabile dei cittadini di disporre delle proprie spoglie.
In questo il ruolo delle Società per la Cremazione (associazioni pluraliste che non perseguono fine di lucro) è determinante perché la loro natura giuridica e l’iscrizione in pubblici registri, permette al proprio legale rappresentante di promuovere azioni giurisdizionali e ad intervenire nei giudizi promossi da terzi, a tutela dell’interesse dell’associazione e dei suoi aderenti.